padiglione immaginario della bosnia-erzegovina, biennale

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lady melethiel di benoy
view post Posted on 23/9/2009, 10:25




vi copio la presentazione della mostra, con le parole delle curatrici.

CITAZIONE
scheda d’approfondimento - D’EST

Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina

mostra a cura di Aurora Fonda e Claudia Zini

con il contributo di Gabi Scardi


Verona, Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti
10 settembre - 11 ottobre 2009
Inaugurazione: giovedì 11 settembre ore 18.30
Veronafiere, ArtVerona – fiera d’arte moderna e contemporanea
17 - 21 settembre 2009
Inaugurazione: giovedì 17 settembre ore 16.00


Quando si pensa a Sarajevo e alla Bosnia-Erzegovina, vengono in mente i romanzi di Ivo Andrić, il quale seppe descrivere in maniera ineguagliabile l'atmosfera che da secoli domina in queste terre. Infatti, è dalle epoche più remote che in questi luoghi convivono a stretto contatto persone di religioni e lingue completamente diverse, in una strana armonia che periodicamente esplode in conflitti estremamente cruenti. Leggendo Andrić, uno pensa che una pace duratura sia un'utopia. Ma questo esplosivo crogiolo di culture ha creato un abiente particolarmente stimolante. Prima dello scoppio della guerra, Sarajevo era il luogo dove ogni anno venivano organizzati festival cinematografici, incontri di scrittori, eventi ai quali partecipavano tutti i maggiori esponenti della cultura internazionale. Un invito a Sarajevo non veniva mai rifiutato.
Ma il passaggio determinato dal crollo del sistema Jugoslavo alla proclamazione di una nazione autonoma, come testimonia la storia, non è stato indolore. La Bosnia-Erzegovina in generale ha pagato il tributo più alto in termini di vittime umane e di danni. Nonostante ciò, come probabilmente molti avranno avuto modo di seguire, i bosniaci non si persero di animo, e nel corso della guerra, furono numerose le attività che dimostrarono la volontà di non voler perdere la speranza. Un esempio è la Galleria Obala , un piccolo spazio espositivo, in origine ubicato sulla riva del fiume dove gruppi, dove artisti, compagnie teatrali e performer internazionali si esibivano costantemente. Nel 1991, la galleria decise di espadersi in centro città e quando nel 1992 i lavori furono conclusi, dopo poche settimane, venne colpita dall'artiglieria serba. Ma l'attività della galleria continuò e nelle rovine vennero organizzate una serie di mostre che furono visitate da un numero enorme di persone.
Sempre nel corso della guerra, nacque il progetto Ars Aevi, promosso da Jusuf Hadžifejzović e da una comitato internazionale di critici d'arte, che consisteva nella creazione di una collezione di opere d'arte donate da artisti internazionali per il futuro museo di arte contemporanea di Sarajevo. Le attività della Galleria Obala e del progetto Ars Aevi, sono solo quelle più eclatanti. Ma nelle città assediate vennero organizzati un calendario di eventi incredibile, poichè proprio tramite l'arte la gente cercava di mantenere un briciolo di quella normalità e quotidianità che permette di superare delle situazioni così estreme, soprattutto se affrontate con quella tipica capacità di mettersi in gioco e di ironizzare su sè stessi che contraddistiungue lo spirito del bosniaco. Non sorprende perciò che ancora tutt'oggi le opere di queste artisti siano pervase da un grande senso di ironia, un elemento fondamentale per poter stravolgere in qualsiasi contesto la realtà.

Aurora Fonda




Nel 2007 un gruppo artisti dell’Accademia di Belle Arti di Banja Luka, Repubblica Srpska (una delle due entità politico-amministrative in cui è suddivisa la Bosnia-Erzegovina, a maggioranza serba, insieme alla Federazione di Bosnia-Erzegovina, a maggioranza croata e musulmana) fonda l’Associazione Artisti Tac.ka, punto di partenza simbolico per la ricostruzione della vita culturale del paese. Nello statuto di Tac.ka si legge la ferma volontà di emanciparsi dai due modi di fare cultura egemoni, uno rappresentato dall’arte istituzionale, che celebra il nazionalismo, la religione e le tradizioni promuovendo immobilismo culturale; l'altro invece proponendo una visione stereotipata e vendibile di arte balcanica per accedere più facilmente alla scena dell'arte internazionale. In occasione della 52. Biennale di Venezia, Tac.ka realizza una performance denunciando la mancata partecipazione della Bosnia-Erzegovina alla kermesse artistica. Radost Stroynik, curatrice bosniaca, racconta quanto sia difficile contestualizzare le opere d’arte realizzate nel periodo successivo al conflitto degli anni Novanta dal momento che il contesto più conosciuto pare infatti essere proprio quello della guerra. L’unica cosa che gli artisti possono fare, secondo Stroynik, è opporsi con forza al contesto socio-politico e culturale che li circonda, analizzandolo attentamente però con l’arma tagliente dell’ironia, facendolo diventare parte integrante dell’opera, strumento prezioso per smascherare false interpretazioni, stereotipi e pregiudizi.

Il Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina arriva a Verona per un doppio allestimento, in Fiera e alla Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti, presentando per la prima volta fuori dai confini nazionali artisti delle diverse etnie bosniache riuniti per l’occasione, rappresentanti delle altrettante istanze presenti all’interno della scena contemporanea del paese, che si raccolgono principalmente attorno alle città di Banja Luka e di Sarajevo, poli artistici in continuo fermento, al passo con i trend contemporanei, grazie ad istutizioni quali il Sarajevo Center for Contemporary Art, la Galleria 10m2, il Museo d'Arte Contemporanea di Banja Luka e la Galleria d'Arte Contemporanea 96 di Prijedor.

Gli artisti in mostra presentano opere di forte impatto visivo che riflettono sulle ricerche artistiche nell'ambito del contemporaneo, comunque influenzate dal contesto culturale in cui sono prodotte, di cui denunciano con ironia le evidenti contraddizioni, come si vede nei lavori di Igor Bosnjak o di Mladen Miljanovic, ne quali incidono molto gli anni trascorsi presso un’accademia militare. Le fotografie di Nebojsa Seric Shoba sono fortemente radicate nella storia del suo paese e legate al tema della memoria, così come quelle in bianco e nero di Dzenat Drekovic. Mladen Bundalo si concentrano sulle nuove ricerche estetiche, mentre Adnan Jasika, attraverso una costante analisi filosofica, indaga la genesi degli elementi visivi. Ibro Hasanovic, invece, si pone controcorrente rispetto alle aspettative del pubblico, secondo cui dovrebbe produrre un arte socialmente impegnata, di denuncia. Sulla stessa linea anche Dajan Spiric che, attraverso il gioco e la satira, invita ad avvicinarsi alla sua terra senza pregiudizi: sulla stessa linea l’Associazione di Artisti Tac.ka, che riprende vecchi miti bosniaci per una catarsi a cui tutti i discorsi culturali, dalla politica all’arte, dovrebbero essere sottoposti.

Claudia Zini

 
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